Nell’autunno del 1765 Alfieri compie il suo primo «viaggetto di dieci giorni» a Genova, al termine del quale, racconta nella Vita (II,10), gli sembra di «aver fatta una gran cosa, e d’aver visto molto». L’orgoglio si spegne però al ritorno a Torino, quando la sua breve esperienza, confrontata con quella degli studenti stranieri dell’Accademia, provenienti da paesi lontani (Inghilterra, Germania, Russia), gli appare come una «babbuinata». Da questa disillusione nasce il desiderio di visitare i paesi d’origine dei compagni, ma soprattutto quella «frenetica voglia di viaggiare» che lo accompagnerà per il resto della sua vita.

Già l’anno seguente riesce a ottenere dodici mesi di congedo dal suo reggimento; il 4 ottobre 1766 parte insieme a due ex compagni dell’Accademia, al loro precettore inglese e al suo servo personale Francesco Elia per un tour attraverso varie città italiane, tra cui Milano, Parma, Modena, Bologna, Firenze, Roma e Napoli.

Per nulla pago di girovagare, ottiene una licenza di un altro anno e riparte nel maggio 1767 per Venezia, dove con «meraviglia e diletto» si trattiene un mese. 

Va poi a  Genova, dove nel giugno si imbarca per la Francia: comincia così  un periodo di viaggi attraverso l’Europa che durerà fino al 1772. Al suo fianco, l’inseparabile servo Elia, che, inviando in segreto notizie del giovane padrone alla famiglia durante le sue peregrinazioni, pone a propria volta su carta alcune delle vicende narrate anche dal poeta nella Vita.

Sbarcato in Francia, Alfieri è prima a Marsiglia e poi a Parigi, definita nella Vita  una «fetente cloaca», che abbandona al più presto. 

Va quindi a Londra, dove si trattiene fino al giugno 1768, conducendo un’intensa vita di società, per poi passare in Olanda. Qui, all’Aja, vive la sua prima tormentata storia d’amore con Cristina Emerentia Leiwe. 

Dopo un breve ritorno in Piemonte nell’inverno 1768-1769, riparte per Vienna: a Schönbrunn rimane sdegnato alla vista del grande poeta Metastasio che fa la «genuflessioncella d’uso» all’imperatrice Maria Teresa. 

A Berlino è presentato a Federico II, che lo delude, così come la Prussia «universal caserma».

Seguono Praga, la Danimarca e la Svezia, che lo impressiona per le solitudini sublimi del paesaggio invernale. Proprio la Svezia fa da sfondo al celebre episodio dell’avventurosa navigazione tra i ghiacci del golfo di Botnia raccontato dallo scrittore nella Vita (III,9). 

Alfieri passa poi in Russia, che gli appare una terra di barbari, tanto da rifiutarsi di incontrare Caterina II, e di nuovo in Germania. 

Tornato a Londra, vive la movimentata relazione con Penelope Pitt. Il grand tour europeo prosegue in Olanda, a Parigi (dove rifiuta di incontrare Rousseau), a Lisbona (dove conosce il Caluso) e in Spagna, da dove ritorna in patria.

Anche dopo la  «conversione» poetica, Alfieri non  smetterà di  viaggiare: oltre a  quelli di  formazione linguistica e letteraria in Toscana (1776-1777), vi saranno i viaggi per raggiungere la Stolberg o per separarsene, a Roma, in Inghilterra, in Alsazia, e poi altri ancora insieme alla contessa, fino alla fuga da Parigi (1792) e al definitivo ritorno in Italia.